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L'era moderna

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2011 21:26
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17/12/2011 21:26

L'ERA MODERNA
Periodo Meiji (1868–1912)
Durante il Periodo Meiji e fino alla fine della seconda guerra mondiale, la legge che vietava il cristianesimo rimase in vigore, anche se tecnicamente la Costituzione Meiji consentiva la libertà di culto. Di fatto il cristianesimo era ancora una religione illegale in Giappone e restava punibile con la morte. Con le nuove riforme Nagasaki si aprì ai commerci, ma rimase in vigore sia la proibizione del cristianesimo che la persecuzione da parte del governo.
Il Rinnovamento Meiji, altrimenti detto Rivoluzione o Restaurazione Meiji, fu un radicale cambiamento nella struttura sociale e politica del Giappone. Accadde tra il 1866 e il 1869, tra la fine del periodo Edo (anche detto il tardo shogunato Tokugawa) e l'inizio dell' era Meiji. Il più importante resoconto di prima mano degli eventi del 1862 - 69 redatto da uno straniero è, probabilmente, quello di un diplomatico inglese, Sir Ernest Satow.

La formazione della alleanza Satcho nel 1866 tra Saigō Takamori, del feudo di Satsuma, e Kido Kōin, del feudo di Chōshū, segna l'inizio del rinnovamento Meiji. Questa alleanza si fece sostenitrice della causa imperiale contro lo Shogunato Tokugawa (bakufu) allora regnante.

Il bakufu Tokugawa ebbe ufficialmente fine il 9 novembre 1867, quando il quindicesimo shogun Tokugawa Yoshinobu "mise i propri poteri nelle mani dell'imperatore"[1] e abdicò alla propria carica 10 giorni più tardi. Era l'effettiva restituzione del potere al sovrano, sebbene Yoshinobu mantenesse ampi poteri.

Poco dopo, nel gennaio 1868, cominciò la guerra Boshin (Guerra dell'anno del drago) con la battaglia di Toba Fushimi, in cui un esercito comandato da Chōshū e Satsuma sconfisse l'ex shogun, costringendo l'imperatore a spogliarlo di ogni potere. Le sue truppe scapparono a Hokkaido, dove tentarono di fondare la Repubblica di Ezo. Il tentativo ebbe breve vita: nel Maggio 1869 l'assedio di Hakodate, Hokkaido, ne determinò la fine. La sconfitta delle truppe dello shogunato (comandate da Hijikata Toshizō) fu l'atto finale che diede inizio all'era Meiji, ogni resistenza all'imperatore era debellata.

I capi del rinnovamento Meiji dichiaravano di aver agito soltanto nell'interesse del potere imperiale. Questo non era del tutto vero. Il potere passò dallo shogunato Tokugawa a una nuova oligarchia formata da nobili della corte imperiale e da esponenti dei feudi che avevano sostenuto il rinnovamento, in particolare provenienti da Satsuma (Ōkubo Toshimichi e Saigō Takamori) e di Chōshū (Hirobumi Ito, Aritomo Yamagata, e Kido Kōin), ma anche da Hizen e da Tosa; gli uomini appartenenti a questa ristretta cerchia, successivamente ribattezzati con il termine genro, indirizzarono la loro politica di governo puntando all'emancipazione del Giappone dalle potenze occidentali e alla creazione di un ordine nuovo che, soprattutto grazie all'apporto di Ito, culminerà con l'adozione della Costituzione Meiji, la prima costituzione intesa in senso moderno in Asia.

Il rinnovamento Meiji fu il movimento che catalizzò il Giappone verso la sua industrializzazione e che portò la nazione ad assurgere a potenza militare dal 1905 al motto di Ricchezza Nazionale e Forza Militare (fukoku kyohei, letteralmente paese ricco, esercito forte

Periodo Taishō (1912 - 1926)
All’imperatore Mutsuhito succedette nel 1912 Taisho, il cui precario stato di salute favorì il consolidarsi del ruolo politico dei militari. Nell’agosto del 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, il Giappone inviò un ultimatum alla Germania, con cui si richiedeva l’evacuazione del territorio di Jiaozhou (Kiaochow), nella Cina nordorientale. Al rifiuto da parte dei tedeschi, il Giappone entrò in guerra a fianco degli Alleati, occupando le isole tedesche nel Pacifico. Nel 1915 il Giappone presentò alla Cina le “ventuno richieste”, in merito alla concessione di privilegi industriali, ferroviari e minerari, che rappresentarono la prima affermazione della politica giapponese di dominio in Cina e in Estremo Oriente. Nel 1916 la Cina cedette al Giappone i diritti commerciali nella Mongolia interna e nella Manciuria meridionale.

Il trattato di pace che concluse la prima guerra mondiale assegnò al Giappone le isole che aveva occupato nel Pacifico, a titolo di mandato della Società delle Nazioni, della quale il paese divenne membro statutario. Il Giappone ottenne anche la concessione di Jiaozhou, che tuttavia dovette restituire alla Cina nel 1922 in base al trattato di Shandong, stipulato durante la conferenza di Washington dello stesso anno.

Periodo Showa (1926-1989)
Gli obiettivi dichiarati dell’occupazione statunitense del Giappone erano la democratizzazione dell’ordinamento dello stato giapponese e il ristabilimento di un’economia industriale di pace. Un programma di riforma agraria, inteso a promuovere la proprietà contadina della terra, fu avviato nel 1947. Alle donne fu concesso il diritto di voto nelle prime elezioni generali del dopoguerra, nell’aprile 1946, che portarono 38 donne alla Dieta giapponese. Una nuova Costituzione, voluta dagli Stati Uniti, entrò in vigore nel maggio del 1947.

Durante il 1950, i negoziati concernenti il trattato di pace giapponese furono segnati da importanti divergenze tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. In maggio a John Foster Dulles, consigliere del segretario di stato statunitense, venne conferito l’incarico di redigere il trattato, che fu pronto il 12 luglio del 1951. Ai primi di settembre si aprì a San Francisco la conferenza di pace, a cui gli Stati Uniti invitarono 55 paesi, escluse la Cina nazionalista (Taiwan) e la Repubblica popolare cinese. Il trattato fu sottoscritto da 49 paesi, tra cui il Giappone, mentre non venne approvato dall’URSS, dalla Cecoslovacchia e dalla Polonia. In base al trattato di pace, il Giappone rinunciava a ogni pretesa sulla Corea, Taiwan, le isole Curili, Sahalin e le isole in amministrazione mandataria. Nel contempo, Stati Uniti e Giappone firmarono un accordo bilaterale, in base al quale gli Stati Uniti mantenevano basi militari e forze armate in Giappone e nei territori circostanti a titolo di difesa del paese.

Il 28 aprile 1952 il trattato di pace entrò in vigore e il Giappone riacquistò piena sovranità. Nel corso dell’anno il governo giapponese concluse trattati di pace o riaprì le relazioni diplomatiche con Taiwan, la Birmania, l’India e la Iugoslavia. Nel corso del 1953 gli Stati Uniti spinsero quindi attivamente il Giappone al riarmo, come misura di tutela contro un eventuale attacco sovietico. In agosto i due paesi firmarono un trattato di aiuto inerente alla produzione giapponese di armamenti e nel marzo del 1954 fu sottoscritto un patto di reciproca difesa. La risoluzione delle controversie internazionali fu definita nel 1956 con l’ingresso del Giappone nell’ONU.

Gli anni Sessanta, che furono suggellati da due manifestazioni di grande richiamo internazionale (le Olimpiadi di Tokyo, nel 1960, e l’Esposizione universale di Osaka, nel 1970), videro il Giappone salire ai vertici della produzione mondiale. Sul piano politico fu cruciale la riapertura di relazioni diplomatiche con la Cina (1972). In politica interna, in seguito a un grave scandalo (in cui sembra fossero coinvolti diversi uomini politici e industriali e una società aerospaziale statunitense, la Lockheed), per la prima volta il Partito liberal-democratico (Jiyu Minshu-to o Jiminto) perse, in occasione delle elezioni del dicembre 1976, la maggioranza alla Camera bassa: da allora vari rappresentanti del partito si avvicendarono alla carica di primo ministro fino al novembre del 1982, quando venne nominato Nakasone Yasuhiro.

Dopo un calo di consensi nel 1983, i liberaldemocratici riportarono una schiacciante vittoria elettorale nel 1986, e Noboru Takeshita sostituì Nakasone nel novembre del 1987. Intorno alla metà degli anni Ottanta la crescita dell’economia giapponese cominciò a rallentare, anche a causa della debolezza del dollaro rispetto allo yen, che provocò un calo delle esportazioni.

Prima della guerra mondiale
Intanto in patria, definita (comunemente ma impropriamente) "incidente", il 15 maggio 1932 si scatenò una rivolta di alcuni militari e contadini, che portò all'occupazione di alcune sedi del potere, tra cui la banca principale del paese e la casa del primo ministro. Sui fatti si allestì un processo contro undici ufficiali, ma durante il dibattimento la loro figura venne assumendo toni eroici ed un'ondata di rinascente nazionalismo colpì il Giappone; a supporto degli imputati si mobilitò gran parte dell'opinione pubblica.

Seconda guerra mondiale

Forse poco importante dal punto di vista storico, ma interessante per capire la voglia di alcuni giapponesi di non arrendersi agli Alleati,è un tentativo di colpo di stato sventato fortunosamente organizzato da alcuni ufficiali dell'esercito che tentarono di rapire l'imperatore.

Periodo Heisei (1989 - )
Nel 1989 morì Hirohito, a cui succedette Akihito. Il 1989 segnò una delle più rapide crescite economiche nella storia giapponese. Con uno yen forte ed un tasso di cambio con il dollaro favorevole, la Banca del Giappone mantenne bassi i tassi di interesse, dando vita ad un boom degli investimenti che fece salire il valore delle proprietà immobiliari a Tokyo di oltre il 60% in un anno. Poco dopo Capodanno il Nikkei 225 raggiunse il suo valore massimo di 39.000. Nel 1991 era ricaduto a 15.000 segnando la fine della "bolla economica" giapponese.

Lo scandalo Recruit del 1988 aveva già eroso la fiducia pubblica nel Partito Liberale Democratico che aveva controllato il governo del paese per 38 anni. Nel 1993 venne sconfitto da una coalizione guidata da Morihiro Hosokawa. Comunque la coalizione collassò perché i partiti che la componevano si erano riuniti semplicemente per sconfiggere il Partito Liberale Democratico e mancavano di una posizione unitaria su praticamente ogni argomento sociale. Il Partito Liberale Democratico tornò al governo nel 1996, quando aiutò ad eleggere il socialdemocratico Tomiichi Murayama come Primo Ministro.

Nel 1995 un forte terremoto colpì Kobe. Il 25 marzo di quello stesso anno terroristi del gruppo Aum Shinrikyo liberarono gas sarin nella metropolitana di Tokyo, uccidendo due addetti della JR ed un passeggero e intossicando gravemente oltre trecento persone.

Il periodo Heisei ha segnato anche il riemergere del Giappone come potenza militare mondiale. Nel 1991 il Giappone versò miliardi di dollari per sostenere la Guerra del Golfo, ma motivi costituzionali impedirono una partecipazione o un supporto diretto. Sminatori vennero inviati come parte dello sforzo di ricostruzione. In seguito all'invasione dell'Iraq nel 2003 il gabinetto del Primo Ministro Junichiro Koizumi approvò un piano per l'invio di circa 1.000 soldati della Forza di autodifesa giapponese per aiutare la ricostruzione dell'Iraq, il più grosso invio di truppe oltremare successivamente alla Seconda guerra mondiale senza la sanzione delle Nazioni Unite.

Nel 1997 il Giappone fu duramente colpito dalla crisi finanziaria asiatica
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